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Beni culturali RFID: la cupola del Duomo di Torino controllata da sensori

Beni culturali RFID a Torino. La smart city italiana usa una rete di sensori e di tag Rfid per tutelare la cupola del Duomo, progettata da Guarino Guarini. Il piano di ingegnerizzazione fa parte di un più ampio programma di restauro e di tutela dell’opera andata in fiamme la notte tra l’11 e il 12 aprile 1997. Sotto la guida del Ministero dei Beni Culturale, tecnici ed esperti di Lachesi, una spin off del Politecnico di Torino, con la collaborazione dell’istituto d’arte Boella e dello stesso Ateneo universitario, stanno costruendo un vero e proprio sistema di monitoraggio e di controllo, attivo 24 ore su 24.

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Beni culturali RFID: nelle smart city la sicurezza è servita

Il progetto prevede seimila sensori, piazzati su ciascuno dei blocchi in marmo di diversa grandezza che compongono la cupola e che era andata in fiamme la notte tra l’11 e il 12 aprile 1997.

bottone-iot-tenengaNel cantiere che si è occupato del restauro è stato portato avanti un esperimento che non ha eguali al mondo: sfruttare le nanotecnologie per fare in modo che questo gioiello architettonico non si sgretoli mai più. Sotto la supervisione del Ministero dei Beni Culturali, ingegneri e i tecnici di Lachesi, una società nata nell’incubatore d’imprese del Politecnico, insieme con l’ateneo e l’Istituto Boella, hanno progettato una rete di sensori che si occupano di monitorare istante per istante tutta la cappella, percepire ogni vibrazione, movimento, frattura, e prevenire eventuali rotture o crolli. Evitare, insomma, quel che è avvenuto il 30 marzo alla Domus Aurea di Roma, quando la volta d’ingresso è crollata perché uno dei blocchi si era sfaldato, minacciando la sicurezza delle persone oltre all’integrità. Beni culturali RFID, infatti, vuole dire maggiore attenzione e salvaguardia.

In dettaglio, la rete include duemila sensori in fibra ottica e Mems (microsistemi) e più di quattromila dispositivi Rfid (identificazione a radio frequenza). Seimila micro sentinelle che in tempo reale tasteranno il polso della struttura. I dispositivi comunicano via wireless (senza bisogno di corrente elettrica, evitando così il pericolo di corto circuiti e incendi) con un computer. In caso di pericolo, il sistema farà scattare l’allarme.

In fase di restauro i sensori hanno supportato puntualmente l’attività di controllo la tenuta dell’impalcatura e la sua stabilità. Una volta terminato il restauro sono rimasti a monitorare ogni movimento della cappella. E in ogni istante potranno restituire la fotografia di ciascun elemento della struttura. La tecnologia infatti è servita anche per creare una sorta di carta d’identità per ciascun blocco di marmo. Ogni blocco ha un chip al suo interno che ne conserva la memoria: posizione, dimensioni, nome del restauratore che l’ha lavorato. Così in tempo reale si può avere una completa mappatura della cappella, grazie a una soluzione di identificazione automatica efficace ed efficiente.