Contraffazione: Italia seconda solo agli Usa. Il Governo invita le aziende a usare le tecnologie
Contraffazione in Italia? I dati sono sempre più allarmanti. In base ai risultati di una recente indagine condotta da Gruppo di ricerca eCrime dell’Università degli Studi di Trento nell’ambito del progetto europeo StopFake e coordinato dal Ministero dello Sviluppo Economico, nell’ultimo anno quasi un consumatore su quattro del Bel Paese ha acquistato prodotti contraffatti.
Il Governo sta muovendosi su più fronti sia per proteggere l’economia legale che per aiutare i brand del Made in Italy a tutelare la produzione. Il fenomeno della contraffazione, infatti, sottrae 100mila posti di lavoro e fa perdere al Fisco 1,7 miliardi di gettito l’anno, che toccano quota 5 miliardi se si considerano anche gli effetti indiretti su tutto l’indotto. La Guardia di Finanza, insieme all’Agenzia delle Dogane, ha dichiarato che l’anno scorso sono stati quasi 15mila i sequestri, per un totale di oltre 26 milioni di articoli contraffatti. Anche secondo le stime del Censis, il giro d’affari nazionale della contraffazione si attesta attorno ai 7 miliardi. Sebbene i beni confiscati siano diminuiti del 6,6%, gli osservatori evidenziano che si tratta solo di un cambio di marcia della criminalità organizzata che ha deciso di privilegiare le piccole spedizioni, perché più difficili da intercettare, invece che focalizzarsi sul traffico illecito usando i grandi container.
Il Ministero dell’Economia ha attivato già nel settembre 2013 una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo a cui sono seguite, a ruota, diverse iniziative volte a promuovere una nuova cultura dell’innovazione al’insegna della lotta alla contraffazione. Tra le ultime iniziative annunciate proprio in questi giorni un gruppo di lavoro pubblico-privato, che coinvolgerà anche il mondo delle aziende. Obiettivo? Identificare e trasformare in proposte di legge gli strumenti più adeguati per bloccare gli ingenti flussi di denaro legati ai reati connessi alla contraffazione. Con questa iniziativa il Governo e Indicam (l’associazione anticontraffazione che riunisce i grandi marchi del Made in Italy e conta oltre 130 associati, che insieme contribuiscono al 2.5% del Pil italiano) cercano di fronteggiare non solo la contraffazione ma anche i crimini collegati.
La contraffazione si combatte con l’innovazione
Come ha spiegato Andrea di Nicola, professore aggregato di criminologia e coordinatore scientifico di eCrime – ICT, law & criminology, dipartimento Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Torino nella sua presentazione al seminario organizzato in aprile a Montecitorio: “In questo scenario che vede prodotti contraffatti e le derive legate, ad esempio, all’italian sunding , la predisposizione di adeguate tecnologie di sicurezza volte a tutelare i prodotti immessi in commercio rappresenta un passo essenziale sia per tutelare i produttori legittimi da perdite che non sono solo economiche ma anche reputazionali, sia per proteggere i consumatori. In questi ultimi anni sono state elaborate diverse soluzioni tecnologiche, ICT e non ICT, finalizzate a garantire l’originalità dei prodotti commercializzati. Gli obiettivi di queste soluzioni possono essere diversi: per questo è importante distinguere preliminarmente le soluzioni di autentificazione da quelle di identificazione/tracciabilità”.
Autentificazione e identificazione/tracciabilità: quali sono le differenze?
Gli esperti, infatti, aiutano a fare chiarezza e a non confondere le soluzioni tra loro, rischiando di investire in maniera generica in innovazione.
A cosa servono le soluzioni di autentificazione: si tratta di soluzioni finalizzate semplicemente a verificare che un prodotto sia genuino oppure no. Si parla di soluzioni basate su marchiature (visibili o invisibili) e tutto il mondo dei codici ottici come i Qr code, i barcode o i codici data matrix).
A cosa servono le soluzioni di identificazione/tracciabilità: sono tutte quelle soluzioni capaci di ricostruire la storia di ogni singolo prodotto lungo tutta la filiera, dal produttore fino al consumatore finale e, conseguentemente, di stabilire la genuinità del prodotto stesso grazie alle tecnologie legate alla tracciabilità e alla rintracciabilità. Si parla allora di soluzioni di identificazione univoca come i tag RFID o NFC o i codici 4.0 come il SixTrue.
Gli esperti sottolineano come le aziende debbano capire bene che per ogni problema esiste una soluzione, ovvero una risposta tecnologica più o meno adatta.
“Che si tratti di settore merceologico, della modalità in cui viene solitamente contraffatto o venduto un bene al di fuori della filiera legittima, del prezzo di vendita al pubblico e via dicendo – ha proseguito di Nicola – , al variare del prodotto e del soggetto deputato ala verifica (consumatore finale, forse dell’ordine, agenzia delle dogane e via dicendo) varia anche la soluzione da adottare. Prima di introdurre sistemi o tecnologie anti-contraffazione sui propri prodotti, è necessario che le imprese procedano con analisi finalizzate a comprendere meglio il loro problema scegliendo la soluzione più idonea al caso concreto per non vanificare i loro investimenti”.
Il tutto considerando come la crescita dell’e-commerce agganciate alla dimensione di Internet abbia aperto nuove sfide nella lotta alla contraffazione. Molti sistemi di contrasto elaborate, infatti, presentano marcati profili di criticità quando i prodotti sono venduti attraverso canali elettronici.