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Tag RFID per l’abbigliamento dei bambini firmato Boboli

Tag RFID per l’abbigliamento dei bambini Boboli,  famoso marchio spagnolo di abbigliamento per bambini, che ha avviato il proprio progetto pilota di tracciabilità degli abiti mediante RFID, dal sito di produzione fino ai punti vendita.

Tag RFID abbigliamento bambini

Tag RFID per l’abbigliamento dei bambini

Boboli è la prima azienda di abbigliamento per bambini a condurre un progetto di tracciabilità con RFID item-level. Di fatto gestisce oltre due milioni di capi all’anno, commercializzati in 900 punti vendita, trenta dei quali a marchio proprio o in franchising. Questo marchio è disponibile in tutta Europa, Paesi Arabi, Estremo Oriente e Americhe.

bottone-anticontraffazioneIl sistema fornito è composto da soluzioni Tagsys e Avery Dennison, con l’integrazione dell’azienda Cetemmsa. Come già visto in altri progetti simili il sistema consta di un tunnel di lettura UHF Tagsys, che legge gli abiti identificati con cartellini Avery Dennison, sia in entrata che in uscita dagli stabilimenti produttivi e logistici. La scansione consente di controllare automaticamente il contenuto dei box. Secondo le analisi preliminari questo sistema dovrebbe ridurre di cinque giorni il tempo di permanenza dei vestiti nei centri distribuzione, e altri benefici significativi si dovrebbero vedere a livello di negozio. La prima fase del test riguarderà il 10% della produzione di Boboli; si espanderà poi a tutti i vestiti con una fase finale in sede di negozio.

Perché usare i tag RFID a supporto della logistica e del business

I vantaggi della tecnologia Rfid per l’inventario non sono solo una maggiore velocità e praticità dell’operazione (si parla di una riduzione dell’80% rispetto alla gestione tradizionale e, soprattutto, fatta da un solo operatore a seconda della quantità delle merci in stock). La maggiore velocità porta a una maggiore disponibilità dei prodotti in negozio, che si traduce in un aumento delle vendite: i dati confermano un + 5-15%. 

Certo bisogna fare dei distinguo: c’è molta differenza a mettere un tag a perdere che costa tra i 10 e i 20 centesimi cadauno su un abito da 600 euro o su un dentifricio da 2 euro. Nella scelta dell’Rfid, infatti, si deve prima di tutto considerare  il valore del prodotto e del margine, che devono rendere il costo dell’etichettatura in parte proporzionato al prezzo di vendita del prodotto. Ma ci sono anche altre considerazioni da mettere sul tavolo rispetto a un discorso prezzo/prestazioni.  Ad esempio, che non è necessario utilizzare i tag a perdere. Montando i tag su quei supporti riutilizzabili che sono le etichette antitaccheggio già presenti sui prodotti, ad esempio, si riducono significativamente i costi di implementazione. L’Rfid, infatti, è una tecnologia versatile che permette di sfruttare un sacco di opzioni.