Tracciabilità alimentare: dal 5 aprile del 2018 le nuove etichette sono obbligatorie per legge
Tracciabilità alimentare sulle etichette italiane, obbligatoria per legge dal 5 Aprile scorso. È finalmente scattato anche in Italia l’obbligo di garantire sui sistemi di etichettatura, oltre che una corretta e completa informazione al consumatore, una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, di conseguenza, una più efficace tutela della salute.
Tracciabilità alimentare: le informazioni che sono obbligatorie
La tracciabilità alimentare, formalizzata con il Decreto Legislativo 15 settembre 2017 n. 145, è entrata in vigore sei mesi dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n. 235 del 7 ottobre 2017. Cosa cambia in modo sostanziale? Al di là della maggiore trasparenza informativa in merito alle caratteristiche del prodotto (che vanno obbligatoriamente descritte secondo una standardizzazione europea) ora va trascritto, insieme allo stabilimento di lavorazione anche l’indicazione obbligatoria d’origine degli ingredienti. Considerato come fino ad oggi oltre 1/4 della spesa risulti ancora anonimo, la normativa è un grosso passo avanti rispetto al tema della tracciabilità alimentare.
Il decreto prevede, per tutti i prodotti alimentari preimballati, l’obbligo dell’indicazione sull’etichetta della sede dello stabilimento di produzione o, se diverso, di confezionamento. L’obiettivo, infatti, è virtuoso. Nel caso del Made in Italya, in particolare, permette di verificare se un alimento sia stato prodotto o confezionato in Italia o meno, il che interessa moltissimo gli shopper del bel Paese. Secondo una consultazione on line del Ministero delle Politiche Agricole, l’84% dei consumatori ritiene fondamentale conoscere, oltre all’origine degli ingredienti, anche il luogo in cui è avvenuto il processo di trasformazione.
Occhio alle sanzioni
Per la mancata indicazione sull’etichetta della sede dello stabilimento o se non è stato evidenziato quello effettivo nel caso l’impresa disponga di più stabilimenti le sanzioni, in caso di inadempimento, che vanno da 2mila a 15mila euro. Se l’operatore del settore alimentare dispone di più stabilimenti, è consentito indicare tutti gli stabilimenti purché quello effettivo sia evidenziato mediante punzonatura o altro segno identificativo, mentre nel caso di prodotti non destinati al consumatore finale ma alla ristorazione collettiva (come ristoranti e mense) o all’azienda che effettua un’altra fase di lavorazione, ci si può limitare a indicare la sede dello stabilimento solo sui documenti commerciali di accompagnamento.
Tracciabilità alimentare: è il momento di valorizzare l’etichetta (e le filiere virtuose)
L’attuazione della legge non deve far perdere di vista l’opportunità di ripensare al sistema di etichettatura a livello funzionale. I processi di tracciabilità, infatti, si innestano nelle filere portando una razionalizzazione dei processi e una trasparenza a livello informativo che può essere colta da tutti gli operatori per innovare in maniera virtuosa.
Quante sono le etichette fasulle oggi, soprattutto nell’ambito del made in Italy? Quanti i prodotti contraffatti? nel 2017 i NAS hanno sequestrato in ambito alimentare 6.887.226 prodotti all’interno di aziende, ristoranti e supermercati. I dati dei controlli effettuati dai Carabinieri per la Tutela della Salute sottolineano come stiano aumentando le frodi alimentari e, in particolare, le etichettature false sui prodotti che non permettono la tracciabilità delle materie prime. 1.361 le contestazioni effettuate dai militari per aver violato gli articoli del Codice penale che disciplinano la frode in commercio, l’adulterazione e contraffazione degli alimenti e la carenza di igiene nella conservazione dei prodotti.
Le autorità hanno rilevato un aumento della presenza di etichette non conformi, con diciture che che impediscono al consumatore finale di tracciare le materie prime utilizzate per realizzare il prodotto alimentare. Nel corso del 2017, infatti, gli ispettori hanno rilevato 1.575 etichette corrispondenti ad altrettanti prodotti palesemente non a norma sulle quali l’azienda produttrice aveva volutamente omesso di riportare l’origine e dunque la tracciabilità delle materie prime.
Negli ultimi anni, la maggior parte delle catene di supermercati italiani, per tutelare il consumatore, si sono dotate di un Codice etico in base al quale si impegnano ad un controllo rigoroso sulle aziende fornitrici dei prodotti. Ma l’etica non basta. Servono tecnologie a supporto della tracciabilità alimentare che non solo aiutano a identificare in maniera univoca i prodotti dalla fattoria alla forchetta, aiutando le filere a movimentare velocemente e con più efficienza i prodotti. Tag RFID/NFC a supporto di uno smart Agrifood che attinge ai modelli tecnologici dell’Industria 4.0, piattaforme tecnologiche intelligenti e integrate, per una condivisione delle informazioni lungo tutta la supply chain, identificazione automatica di nuova generazione… Oggi le stesse tecnologie aiutano i produttori nella lotta alla contraffazione, tutelando i consumatori e il business.
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