Sensori e tag: parlarne non è più un tabù. L’innovazione aiuta il business
Sensori e tag all’ordine del giorno. Si chiama Item Level Rfid Initiative e fa parte di un progetto americano a cui aderiscono brand del retail, fornitori, associazioni industriali, università e solution provider. L’obiettivo? Analizzare come l’Rfid possa portare sensibili contributi alla supply chain, portando valore aggiunto al business.
Sensori e tag per la supply chain
Presentata qualche anno fa in occasione della National Retail Federation’s convention di New York, l’Ilri ha fatto il punto della situazione definendo gli obiettivi prefissati per questo 2011: standardizzazione di sensori e tag, serializzazione dei modelli distributivi, sistematizzazione delle enormi quantità di informazioni che l’Rfid consente di gestire e definire il ritorno degli investimenti attraverso l’analisi dei casi di studio del fashion in cui l’uso dei tag fid sta diventando sempre più diffuso.
Un elemento interessante emerso durante il convegno è che la questione legata alla gestione della privacy non è più prioritaria. Questo è chiaramente un segnale rispetto agli anni passati, in cui i distributori cercavano di glissare sull’Rfid, evitando di parlarne per non scatenare le reazioni di una certa opinione pubblica, avversa all’integrazione di etichette contenenti microchip. Per questo motivo, molti brand del retailer portavano avanti le loro sperimentazioni con l’Rfid in segreto, onde evitare di pubblicizzarne l’utilizzo. Un timore che si dimostrava ben fondato:non a caso, quando Levy Strass per primo annunciò coraggiosamente di stare portando avanti un pilot Rfid in un paio di negozi del Messico, diversi anni fa, un gruppo di attivisti locali organizzò due picchetti davanti agli store, denunciando il furto delle identità.
Oggi queste paure sembrano essere scemate. I distributori stanno dimostrando una grande attenzione a tutte le regolamentazioni legate alla privacy ed è stato anche creato un gruppo di esperti proprio per studiare tutti gli obblighi legati a un uso sempre più diffuso delle etichette contenenti un tag Rfid. L’attenzione è posta in particolare a tutti gli aspetti legati alla postvendita, cioè cosa avviene ai tag una volta effettuato l’acquisto: vengono uccisi, rimangono attivi per garantire servizi ulteriori come sistema per identificare immediatamente le componenti di ricambistica oppure per usufruire di riparazioni gratuite?
In ogni caso, la battaglia contro certi pregiudizi legati all’utilizzo di sensori e tag Rfid relativamente alla gestione della privacy non è ancora finita. Basta ricordare uno degli episodi successi l’anno scorso, quando nell’Università dell’Arizona un gruppo di studenti si è opposto all’utilizzo dell’Rfid a scuola, indicendo una protesta che ha raccolto ben 1600 firme su una pagina di Facebook dedicata. Negli ultimi mesi ci sono state diverse iniziative finalizzate a limitare l’uso dell’Rfid a livello pubblico: ad esempio nel New Hampshire è passata una legge che per il quarto anno consecutivo limita l’utilizzo dell’Rfid sia sulle patenti che nei caselli.
Di contro, alcune stazioni sciistiche come a Vail, Beaver Creek e Keystone stanno utilizzando l’Rfid per velocizzare l’accesso alle piste e ai servizi offerti all’interno dei resort. Attraverso il pass Rfid Epic, gli sciatori possono inoltre interagire con i loro amici su Facebook, grazie a un particolare sistema di geolocalizzazione.
Riassumendo, secondo gli osservatori c’è ancora molta cultura da fare, e il successo dell’Rfid dipende ancora molto dalla consapevolezza dei consumatori, che grazie ai tag possono essere maggiormente informati e garantiti. L’Rfid, inoltre, consente un più immediato riassorbimento della merce sugli scaffali, soddisfacendo in modo più tempestivo e puntuale i loro bisogni.
Certamente l’industria ha molto da guadagnare dall’utilizzo dell’Rfid, che porta una maggiore visibilità sugli inventari dal momento che la tecnologia non ha bisogno di sistemi di lettura lineare per la scansione dei tag il che significa che un distributore per controllare dieci paia di jeans contemporaneamente non impiega più di un secondo, a differenza del barcode che deve per ogni singolo paio procedere a una singola scansione. Wal-mart sta utilizzando i tag Rfid in tutti i suoi 3mila punti vendita e ha intenzione di estendere la tecnologia ad altre tipologie di prodotti.
Ma i vantaggi ci sono anche in altri ambiti come quello medico-ospedaliero e, in generale, in tutta il comparto legato all’entertainment.
Il settore sanitario può trarre consistenti vantaggi dall’utilizzo dell’Rfid, soprattutto in merito alla tracciabilità degli asset. Dai letti alle sedie a rotelle, dagli apparecchi medicali agli strumenti diagnostici, la cui localizzazione permette una più immediata disponibilità del servizio ai pazienti. Ma non solo: la sensoristica integrata ai chip Rfid permette di tracciare e monitorare farmaci, tessuti, sacche sanguigne o campioni che, conservati in celle frigorifere, hanno bisogno di rimanere a determinate temperature per mantenere la loro integrità.
Gli esperti in questo caso sottolineano come sia importante il ruolo dei fornitori di tecnologie tanto quanto quello degli operatori finali come medici, personale ospedaliero, logistic manager e product manager che possono aiutare a co,ubicare i vantaggi associati all’utilizzo dell’Rfid lungo la filiera, educando consumatori e legislatori per contribuire a creare una vera cultura dell’Rfid scevra da qualsiasi pregiudizio.