Bestiame RFID: GPS e sensori per la movimentazione e il trasporto
Bestiame RFID anche nell’Unione Europea? La risposta è sì. La motivazione è legata alla movimentazione degli animali all’interno della Comunità europea, quantitativamente molto significativa.
Bestiame RFID: ecco perché se ne parla tanto
Adottare sistemi ingegnerizzati, basati su tecnologie come Gps e tag Rfid, aiuta gli operatori a gestire la logistica e i legislatori ad avere una garanzia sulla qualità del servizio.
“Annualmente vengono trasportati oltre 36 milioni di capi tra bovini, ovini, suini, equidi, ovini, caprini e pollame – ha spiegato Leonardo Nanni Costa, professore straordinario di Zootecnica Speciale della Facoltà di Medicina veterinaria di Milano – tra uno Stato membro e un altro e da Paesi terzi, impegnando circa 6 mila camion operanti sulle lunghe distanze. In queste cifre l’Italia – prosegue l’esperto – si posiziona come paese importatore, con 1,097 milioni di bovini importati (a fronte dei 35.718 esportati), 542.847 suini (130.628 l’export) e ben 8,864 milioni di capi di pollame tra gennaio e dicembre del 2008. Ciò, oltre a spiegare le dimensioni della questione, evidenzia un punto debole del mercato nazionale che infatti, come accadde nel 2009, quando le frontiere vennero chiuse per tre mesi, visse momenti difficili”.
La legislazione vigente che regolamenta il trasporto di animali di interesse economico in ambito comunitario, è rappresentata dal Regolamento 1/2005 del Consiglio del 22 dicembre 2004, le cui disposizioni sono attuative a partire dal 5 gennaio 2007. Secondo gli esperti, la nuova regolamentazione ha avuto un forte impatto sull’impostazione delle condizioni di trasporto degli animali, introducendo cambiamenti significativi come, ad esempio, l’introduzione di un sistema di navigazione satellitare sui veicoli adibiti al trasporto atto a risolvere il problema delle infrazioni legate alla compilazione del ruolino di marcia e di garantire maggiore tracciabilità e trasparenza sul trasporto.
Identificazione automatica e geolocalizzazione
“Bestiami RFID significa anche utilizzo del Gps – ha precisato Gianluca Fiore, responsabile del MonCoTraF (Monitoring, Control and Traceability of the Food Chain) del Joint Research Centre Ipsc di Ispra –, sfruttato in tutte le sue potenzialità potrebbe davvero potenziare i processi logistici secondo nuovi paradigmi di sicurezza e trasparenza. Grazie a un uso intelligente delle tecnologie, infatti, si riuscirebbe ad avere piena visibilità di tutti i meccanismi legati al trasporto degli animali, con possibilità di tracciare in tempo reale la loro movimentazione e di individuare non solo l’origine e la destinazione del carico ma anche il reale percorso geografico e la durata. Il sistema attuale, infatti, è basato principalmente sulla notifica di documenti e autorizzazioni al trasporto ma, grazie all’impiego di un sistema di navigazione migliorato, sarebbe possibile automatizzare parzialmente la movimentazione delle notifiche di viaggio, riducendo in questo modo gli oneri amministrativi per le aziende di origine e di destinazione”.
Un sistema capace di offrire un vantaggio di questo tipo, spiega Fiore, in fase di prototipo testato lo scorso febbraio, è l’Amms (Animal movement monitoring systems) che si avvale per identificare gli animali, della tecnologia Rfid o Radio frequency identification che, basandosi sulla lettura a distanza di dati a mezzo di lettori Rf è in grado di identificare ogni singolo animale. Un sistema di questo tipo consentirebbe di semplificare notevolmente la burocrazia velocizzando i processi e aumentando la qualità delle informazioni. Secondo gli osservatori, però, l’innovazione non sarà possibile prima de 2011, dal momento che attualmente la normativa è in fase di riesame.
“Il Regolamento 1/2005 – ha concluso Costa – ha indubbiamente rappresentato una svolta in materia, ma necessita ora di essere aggiornato sulla base delle nuove conoscenze scientifiche e delle innovazioni tecnologiche. Qualsiasi modifica deve tener conto del fatto che è necessaria una tracciabilità chiara dei mezzi e degli animali al fine di evitare problemi sanitari e per garantire il benessere degli stessi nel rispetto della legalità. É necessario comunque implementare le strutture e le dotazioni dei veicoli al fine di garantire condizioni ambientali adeguate senza dimenticare l’importanza di una semplificazione della burocrazia legata alla documentazione cartacea andando sempre di più verso soluzioni elettroniche”.
Rfid, Global Positioning System e, in generale, l’utilizzo della radiofrequenza potrà contribuire a ottimizzare tutte le dinamiche legate al trasporto del bestiame, segnando la strada di una standardizzazione europea. Al momento esistono diversi esempi nel resto del mondo, dal Canada all’Australia all’India. Con varianti più sperimentali che abbracciano anche una tracciabilità 4.0, secondo un’Auto-ID consacrato all’efficienza e all’innovazione.
In Italia ci sono diversi casi di eccellenza di bestiame RFid: San Rocco e Ca’ Lumaco.
Bestiame RFID a Magenta
A Magenta si usa l’Rfid a supporto della filiera bovina. Partner del progetto Tenenga con la soluzione, personalizzata, Describo. Il progetto di una tracciabilità alimentare allineata ai suggerimenti di Bruxelles è stato promosso dalla Cooperativa Agricola San Rocco. L’azienda di Cascina Pietrasanta, presso Pontevecchio di Magenta, è un rilevante punto di riferimento nell’ambito agroalimentare della regione Lombardia, raccogliendo numerosi soci agricoltori e allevatori dislocati sul territorio. L’ampia produzione comprende cereali, latte e vino, oltre a carne bovina e suina fresca e trasformata. Le carni della Cooperativa Agricola sono ottenute da animali allevati dai soci e macellate presso l’impianto a norma Cee che si trova all’interno del sito. Nello stesso luogo vengono effettuate le prime fasi di sezionamento, per procedere poi alla distribuzione delle carni nei punti vendita gestiti dalla cooperativa (cliccare qui per saperne di più su questo case study).
Bestiame RFID a Modena
Sistema di tracciabilità delle carni suine con tecnologia barcode e RFId a Ca’ Lumaco, azienda nei dintorni di Modena, specializzata nell’allevamento dei suini di razza “mora romagnola”, che vivono allo stato brado nel bosco in uno spazio di circa 18 ettari, cibandosi di ghiande e castagne, integrate da mais, orzo, favino, pisello proteico, tutti di agricoltura biologica.
Grazie a Describo, realizzato da alcuni dei professionisti che oggi lavorano in Tenenga, è stata usata tecnologia Rfid e una nuova intelligenza di sistema grazie a cui il consumatore che acquista i salumi e le carni provenienti dall’allevamento di Ca’ Lumaco può trovare direttamente sullo scontrino tutte le informazioni che riguardano la provenienza dell’animale, la sua storia e le fasi di lavorazione che hanno portato al prodotto finale (cliccare qui per saperne di più su questo case study).